Mostra “Oltre le Tracce”
Dove
Galleria monumentale del Museo della Carta e della Filigrana
Organizzazione
Il Comune di Fabriano, in collaborazione con il Comune di Cupramontana
Quando
Inaugurazione sabato 17 agosto alle ore 18.00
Descrizione
Il Comune di Fabriano, in collaborazione con il Comune di Cupramontana, paese natale di Luigi Bartolini (Cupramontana 1892–Roma, 1963) a cinquant’anni dalla scomparsa, si appresta a celebrare il famoso artista marchigiano ospitando presso la Galleria monumentale del Museo della Carta e della Filigrana la mostra Oltre le Tracce, inserita nel folto programma di iniziative ideate per contribuire a far conoscere e apprezzare alcuni aspetti dell’opera del grandissimo incisore, pittore, poeta e scrittore di successo: una figura centrale del 900.
La mostra, in corso a Cupramontana presso Palazzo Leoni fino al 14 agosto, verrà inaugurata a Fabriano sabato 17 agosto, alle ore 18.00, alla presenza di Luciana Bartolini, figlia dell’artista, e delle autorità cittadine.
I visitatori potranno ammirare i lavori di giovani artisti, interessati a valorizzare il “paesaggio ideale”, non solo geografico, che l’opera di un originale poligrafo come Bartolini racchiude nella sua essenza.
Oltre le tracce, infatti, è il risultato dell’omaggio a Luigi Bartolini realizzato attraverso un laboratorio, sperimentale e tradizionale al tempo stesso, aperto a giovani artisti che affidano le loro sensibilità creative alle tecniche tradizionali (punta secca, bulino, acquaforte e acquatinta) o attraverso altre tecniche sperimentali.
Ideato e coordinato da Ezio Bartocci e condotto dallo stampatore urbinate Gianfranco Ceccaroli, i laboratorio si è tenuto nei suggestivi ambienti delle Grotte di Santa Caterina di Cupramontana dove gli artisti hanno tirato al torchio cinque esemplari a buono di ogni incisione, impressa su carta filigranata realizzata per l’occasione dal Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano.
I lavori presentati in mostra, fuori commercio e destinati alle raccolte dei promotori, sono stati riprodotti in un catalogo, con riferimenti agli artisti partecipanti e alle tecniche adottate.
Tutte le fasi del laboratorio, data la vastità degli ambienti, sono state seguite da un buon numero di visitatori ed appassionati che hanno potuto conoscere dal vivo (ma anche attraverso la proiezione di un documentario) gli aspetti tecnici, le fasi di preparazione delle matrici e le peculiarità della stampa calcografica.
Luigi Bartolini nasce a Cupramontana l’8 maggio del 1892 da Giuseppe e Vittoria Bonci. Studia a Jesi, dove consegue la licenza tecnica nel 1907. Si trasferisce a Siena, dove si iscrive all’Istituto di Belle Arti ottenendo il diploma e l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche.
La famiglia si trasferisce da Cupramontana a Macerata in via Mozzi. Nel 1909, esegue la prima incisione, La lanterna. Trasferitosi a Roma, frequenta l’Accademia di Belle Arti e le lezioni di anatomia.
In questo periodo, scopre le incisioni di Goya. Tra il 1913 e il ’14 è a Firenze per seguire le lezioni di architettura, anatomia e del nudo annesse all’Accademia. Resta colpito dalle incisioni di Fattori mentre, agli Uffizi, studia i disegni degli antichi maestri e le acqueforti di Rembrandt e Callot. Nell’estate del ’14, rientra a Macerata, dove riprende a incidere: La pacca di maiale, Filare di viti, Case di Macerata, Gli alberi giovani, Donne a Fonte Maggiore…
Chiamato alle armi, combatte sul Carso e sul Piave come ufficiale di artiglieria. Congedato con medaglia al valor militare, nel ’19 rientra a Macerata, dove riprende la sua attività artistica di incisore.
Contemporaneamente, scrive, dipinge e inizia la sua attività di insegnante di disegno. Nel 1923 partecipa all’esposizione degli Amatori e Cultori, ma l’affermazione come incisore arriva nel 1924 con le mostre presso la Casa d’Arte Bragaglia e la Casa Palazzi di Roma. Nel 1925 è presente alla II Biennale romana, dal 1928 al 1936 alla Biennale di Venezia. È considerato, insieme a Morandi, con il quale intrattiene una fitta corrispondenza il maggior incisore italiano. Eclettico, originale e animato
da una forte vena polemica Bartolini attraversa la sua epoca in piena indipendenza. Questa autonomia intellettuale ed artistica si riflette nell’opera incisoria, con un’estrema varietà d’esiti: “si sa che io non ho fatto molto; e che ho, anzi, inciso una dozzina di acqueforti – che come tutti dicono, oramai – rimarranno. Ma, a cattivo compenso e per scarico di superbia, vi dichiaro che per inciderne dodici buone, ne ho incise trecento cattive (…)”.
Le geometrie delle campagne marchigiane tanto amate (gli insetti, gli uccelli, i fiori di campagna), i temi della vita semplice e quotidiana, l’asprezza espressiva, la purezza del colore suggeritagli (come lui stesso diceva) da Van Gogh, rendono i suoi lavori perennemente in equilibrio tra dolcezza e asperità. La produzione letteraria è raccolta nei volumi Passeggiata con la ragazza (Vallecchi, 1930), Il ritorno sul Carso (Mondadori, 1930), Polemiche (1940), Vita di Anna Stickler (Tuminelli, Roma, 1943), Credo d’artista (1945), Il fallimento della pittura (1948), Poesie 1911–1963 (1964).
Emilio Cecchi osservò una volta “come gli basti buttare sulla pagina qualche rozza parola “vino, amore, donna”, per evocare presenze tanto più vive fragranti, complete che in autori maturi e consapevoli i quali non adoperano la realtà se non in via di mediazione”. Bartolini ha scritto parecchie pagine indimenticabili ed un romanzo, Ladri di biciclette, che sarà uno spunto da De Sica per l’omonimo film (1948), capolavoro del neorealismo. Senza dubbio però la sua straordinaria vicenda artistica è segnata soprattutto dalle sue grandi doti di incisore. I suoi lavori incisori emanano i profumi, l’umore, il senso delle Marche. Anche quando rappresentano altri paesaggi, cose e situazioni, è chiaro che Bartolini li vede trasfigurati e riconducibili a quel paradiso della natura marchigiana, che fu sempre dentro la sua memoria e la sua anima, come valore radicato e insopprimibile.
Morì a Roma il 13 maggio del 1963.