PREDISPORSI AL MICIDIALE
Non è mai facile raccontare i perché e i percome un bel giorno si senta la necessità di allestire uno spettacolo: ancor più se questo continua poi a variare, moltiplicarsi, sfaccettarsi sera dopo sera. Perché proprio questa è, stavolta, la scommessa: costruire uno spettacolo continuamente mutante ma non rispetto al rapporto palcoscenico - platea ma rispetto invece al legame chimico artistico cervello - elaborazione - accadimento drammaturgico. E' Bergonzoni, e con lui lo spettacolo, che tutte le repliche vuole essere diverso. Ma attenzione, senza usare però nessun modulo improvvisativo, tanto che ci è impossibile dire in che percentuale e a che punto comincerà a cambiare le sicurezze acquisite la sera prima. Un artista che oltre a non voler la rete cambia anche in continuazione i propri attrezzi e i numeri migliori per avvicinarsi a scenari da lui mai immaginati fino a quel momento esatto. Le uniche "certezze" assolute sono quindi la scena di Mauro Bellei e l'orario di inizio, perché su quello della fine francamente non è dato sapere. E' solo lasciando le certezze al di fuori della sala teatrale che "Predisporsi al micidiale" può essere letto anche come un consiglio comportamentale da seguire scrupolosamente per collaborare alla "trance" comica che inizia a svolgersi in palcoscenico per dipanarsi poi in platea aggrovigliando pubblico ed artista in gomitolo di lana metafisica
Riccardo Rodolfi
Regia Alessandro Bergonzoni, Riccardo Rodolfi